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immagine di M. Ciccarese |
Anche tra i primi popoli, già conosciuti per il loro inizio democratico e civile, l’albero era considerato un elemento divino, un monumento da benedire, un punto di riferimento oltre che una fonte di nutrimento.
Tra i precursori della festa ci furono i romani con il culto dell’Arbor Intrat o della Festa Lucaria di luglio, poi i greci e forse ancora prima i popoli celtici e del nord dell’Europa con quello di Odino.
Per ogni popolo si è sempre assegnato un albero, per ogni radice, quindi, un parto, un simbolo, un’essenza o un ricordo.
Si dice che a vegliare su ogni residente in Puglia ci siano almeno quattro olivi secolari con tutto il loro valore. Per i pugliesi attraversare le loro forme o le loro cavità equivale a un buon auspicio, un rituale che serve ad assorbire tutta la loro energia utile per difendersi e scongiurare ed esorcizzare le cattive intenzioni.
Eppure d queste relazioni se ne parla davvero poco. La simbiosi uomo-albero è un dialogo ormai quasi ignorato, ce ne accorgiamo sempre e solo dopo la sua mancanza.
L’educazione per il bene degli alberi parte sempre in modo corretto tra i primi insegnamenti, ma molte scuole non hanno alberi o se l’hanno sono spesso sottovalutati o trascurati
In Italia, la festa degli alberi non è una novità. Si celebra fin dalla fine dell’ottocento, fu istituzionalizzata con la legge forestale del primo ventennio del novecento, poi subito dopo la seconda guerra mondiale fino al 1979 quando fu demandata alle regioni.
Per ogni popolo si è sempre assegnato un albero, per ogni radice, quindi, un parto, un simbolo, un’essenza o un ricordo.
Si dice che a vegliare su ogni residente in Puglia ci siano almeno quattro olivi secolari con tutto il loro valore. Per i pugliesi attraversare le loro forme o le loro cavità equivale a un buon auspicio, un rituale che serve ad assorbire tutta la loro energia utile per difendersi e scongiurare ed esorcizzare le cattive intenzioni.
Eppure d queste relazioni se ne parla davvero poco. La simbiosi uomo-albero è un dialogo ormai quasi ignorato, ce ne accorgiamo sempre e solo dopo la sua mancanza.
L’educazione per il bene degli alberi parte sempre in modo corretto tra i primi insegnamenti, ma molte scuole non hanno alberi o se l’hanno sono spesso sottovalutati o trascurati
In Italia, la festa degli alberi non è una novità. Si celebra fin dalla fine dell’ottocento, fu istituzionalizzata con la legge forestale del primo ventennio del novecento, poi subito dopo la seconda guerra mondiale fino al 1979 quando fu demandata alle regioni.
La legge n. 113 del 29/01/92 (legge Rutelli) obbliga ogni Comune alla messa a dimora di un albero per ogni neonato subito dopo la sua annotazione anagrafica. Una legge più che civile che purtroppo non ha trovato tantissimi riscontri e applicazioni.
Oggi è regolamentata con la legge del 14/10/2013 nell’art. 1 si parla di norme che regolano la giornata nazionale degli alberi: ”La Repubblica riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» al fine di perseguire, attraverso la valorizzazionedell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1º giugno 2002, n. 120, e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, ilmiglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.
E allora ecco che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del marerealizza in collaborazione con gli enti preposti alla formazione, quali università, scuole di ogni ordine e grado eventi ed iniziative promozionali per far sapere del nostro sistema boschivo, per definire meglio i termini della tutela dell’ecosistema, il rispetto per le essenze arboree, gli equilibri tra le comunità biotiche, l’educazione civica e ambientale, per “stimolare un comportamento quotidiano sostenibile” affinché la biodiversità sia conservata e avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Lo stesso regolamento riporta: “In occasione della celebrazione della Giornata le istituzioni scolastiche curano, in collaborazione con i comuni e le regioni e con il Corpo forestale dello Stato, la messa a dimora in aree pubbliche, individuate d’intesa con ciascun comune, di piantine di specie autoctone, anche messe a disposizione dai vivai forestali regionali, preferibilmente di provenienza locale, con particolare riferimento alle varietà tradizionali dell’ambiente italiano….”.
La celebrazione del 21 novembre eredita per questo motivo quella coscienza ambientale, ecologica e civica. È uno stimolo ed un’occasione per gli italiani per compiere una buona azione, per accrescere il patrimonio arboreo o del bosco, per difenderlo e restituirlo alle comunità.
Dopo l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, le essenze vegetali di ogni specie, quali nostre utili alleate per mitigare gli effetti del gas serra, saranno valorizzate proprio così, con una semina quotidiana per ogni tipo di habitat. Quale migliore strategia? Piantare un albero è ormai diventato una necessita.
Oggi è regolamentata con la legge del 14/10/2013 nell’art. 1 si parla di norme che regolano la giornata nazionale degli alberi: ”La Repubblica riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» al fine di perseguire, attraverso la valorizzazionedell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1º giugno 2002, n. 120, e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, ilmiglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.
E allora ecco che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del marerealizza in collaborazione con gli enti preposti alla formazione, quali università, scuole di ogni ordine e grado eventi ed iniziative promozionali per far sapere del nostro sistema boschivo, per definire meglio i termini della tutela dell’ecosistema, il rispetto per le essenze arboree, gli equilibri tra le comunità biotiche, l’educazione civica e ambientale, per “stimolare un comportamento quotidiano sostenibile” affinché la biodiversità sia conservata e avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Lo stesso regolamento riporta: “In occasione della celebrazione della Giornata le istituzioni scolastiche curano, in collaborazione con i comuni e le regioni e con il Corpo forestale dello Stato, la messa a dimora in aree pubbliche, individuate d’intesa con ciascun comune, di piantine di specie autoctone, anche messe a disposizione dai vivai forestali regionali, preferibilmente di provenienza locale, con particolare riferimento alle varietà tradizionali dell’ambiente italiano….”.
La celebrazione del 21 novembre eredita per questo motivo quella coscienza ambientale, ecologica e civica. È uno stimolo ed un’occasione per gli italiani per compiere una buona azione, per accrescere il patrimonio arboreo o del bosco, per difenderlo e restituirlo alle comunità.
Dopo l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, le essenze vegetali di ogni specie, quali nostre utili alleate per mitigare gli effetti del gas serra, saranno valorizzate proprio così, con una semina quotidiana per ogni tipo di habitat. Quale migliore strategia? Piantare un albero è ormai diventato una necessita.
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