![]() |
foto di M. Ciccarese |
Le foglie che cadono sono l’ouverture dell’inverno, si associano a quel dolce stacco che richiama la linfa elaborata e dicono all’albero di non disperderla e di accumularla nel suo tronco sotto forma di riserva utile per la prossima fioritura.
Senza troppi sforzi, questa fase ripete all’albero che la buona stagione è ancora lontana, che le rigide temperature possono nuocere i suoi tessuti ed è ormai arrivato il tempo di difendersi.
Le piante decidue adottano delle strategie che sorprendono. All'opposto degli esseri umani si spogliano per proteggersi, esse denudano la loro chioma per sopravvivere. Solo in questo modo potrebbero passare indenni i cali repentini delle temperature e le variazioni dell’intensità luminosa.
Come se fosse un intimo gioco tra le parti in equilibrio, tra apparati epigei e contrafforti radicali, la pianta risponde de-pigmentando la clorofilla, virando e ossidando i suoi colori dallo smeraldo alla rossa ruggine passando per l’ocra e l’arancio.
Le foglie cadono e assumono lentamente le sfumature della loro terra perché all’altezza del loro ormai esile picciolo si crea un setto di abscissione, un lieve collare in grado di mobilitare all'unisono masse di ormoni vegetali.
I toni della cascola fogliare replicano, nonostante tutto, quelle frequenze che ci confortano lo spettacolo del movimento delle stagioni e rendono il fascino ai nostri brillanti crepuscoli di fine ottobre.
Le piante decidue adottano delle strategie che sorprendono. All'opposto degli esseri umani si spogliano per proteggersi, esse denudano la loro chioma per sopravvivere. Solo in questo modo potrebbero passare indenni i cali repentini delle temperature e le variazioni dell’intensità luminosa.
Come se fosse un intimo gioco tra le parti in equilibrio, tra apparati epigei e contrafforti radicali, la pianta risponde de-pigmentando la clorofilla, virando e ossidando i suoi colori dallo smeraldo alla rossa ruggine passando per l’ocra e l’arancio.
Le foglie cadono e assumono lentamente le sfumature della loro terra perché all’altezza del loro ormai esile picciolo si crea un setto di abscissione, un lieve collare in grado di mobilitare all'unisono masse di ormoni vegetali.
I toni della cascola fogliare replicano, nonostante tutto, quelle frequenze che ci confortano lo spettacolo del movimento delle stagioni e rendono il fascino ai nostri brillanti crepuscoli di fine ottobre.
Nessun commento:
Posta un commento