domenica 18 settembre 2016

Al monastero di Sant’Elia


C’è un quarto di luna sul cortile
che stende un velo al monastero
e solleva i canneti sul canale
ma i gechi non hanno ombra

e non vogliono nascondersi
si riparano tra i legni secolari
e cavano tra le malte sgretolate
i luccichi distanti dei villaggi
che scampanellano i misteri
come grilli tra i vigneti di settembre


Uno dei luoghi più suggestivi del Salento è il Monastero del Monte di Sant'Elia tra Squinzano e Campi Salentina. Anche la sua altitudine non si può paragonare a quella degli alti Appennini, ha un fascino veramente unico.

Come ogni rilievo, anche se basso, possiede, in ogni caso, una valle e un corollario da descrivere. Probabilmente, il monticello potrebbe definirsi, perciò, il "torace del Salento" sotto il quale insistono vigneti, uliveti e almeno dieci villaggi di contorno. Come in ogni eremo che si rispetti, ci trovi la quiete, un aria diversa e qualche leggenda di briganti.

Avanti Terra! in occasione di un interessante evento di reading e musica che mira a valorizzare, con visite guidate, la magia di ogni teatro salentino, lo ha visitato, con l'intento di apprendere la sua storia che sembra partire già dal 1575. 

Nel frattempo ho incontrato un geco, attaccato all'ingresso dell'eremo, che mi ha confessato dei segreti. Se in questo posto, un geco ha l'insolita facoltà di parlare, potrei anche dar per certo che intorno al monastero aleggiassero strane ed inquietanti presenze.

Il geco magico mi ha riferito che la regola fondamentale del luogo è di non cadere innamorati sotto le sue sacre mura, altrimenti, lo stesso legame diventerebbe insignificante e potrebbe finire subito, già dal suo inizio (???). 

Il resto sarà aggiunto nella prossima puntata perchè le immagini che vorrei descrivervi, sotto questi crepuscoli lunari di settembre, meriterebbero di più. La ricerca continua. Parola di geco.

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