Radici indomite come nervi tesi, tra le visceri della mia terra brulla;
linfe confuse tra i vasi contorti della memoria.
Eppure mordono, tra le gole sassose, fuoriescono, dalle ruvide croste lucenti.
Prova a fargli sentire i tuoi passi morbidi, le carezze del cammino.
Radici d’uomini, d’eserciti e di fedi, radici sul mare, radici, radici d’orgasmo, d’arte e silenzio.
Eppure implorano, sotto il costato, a viva voce, gettano frotte e capelli di legno.
Prova ad essere radice, sagola di dura branca, disteso su ogni stirpe, culla di calore.
Sottomesse e votate al tramonto, tranciate e svestite sotto le scuri di lune crescenti.
Prova a sfiorarle ancora, i fianchi nodosi dei secoli, il cuoio rugoso e immortale.
Prova a proteggerle, radici di madre, di volpi e serpenti, radici, radici del sud, radici d’ulivo.