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giovedì 23 giugno 2016

La cicoria Otrantina

fotodi M. Ciccarese
Conosciuta anche come cicoria all’acqua, quella Otrantina, è simile a quella coltivata in Spagna nella regione della Catalogna. Il nome arabo Chikouryeh ne indicherebbe la parentela. Per altri sarebbe stata importata dalle regioni balcaniche, greche, i cui antichi abitatori la chiamavano Kichora.

La cicoria era già conosciuta in mezza europa grazie alle classificazioni di Plinio e Galeno che la decantavano per le innumerevoli virtù depurative e digestive. Nel medioevo fu diffusa in ogni luogo del Salento dai monaci basiliani, stanziati lungo la fertile valle del fiume Idro, quello che qualifica appunto la città di Otranto.

Rispetto alla Catalogna, lo scapo fiorale della otrantina ha un diametro inferiore; esso è più alto e più incavato alla base. Lo scapo reciso alla base favorisce i getti laterali che ne rinnoveranno altri e così via fino allo sfinimento della pianta. Il primo raccolto avrebbe un sapore più dolce ed un consistenza carnosa, i successivi, diventerebbero sempre più amari e fibrosi. 

Alimento molto richiesto dai salentini che lo offrono in più occasioni durante le innumerevoli sagre agricole. Un prodotto della dieta mediterranea esaltato da un filo d’olio d’oliva (ndilissate) o aromatizzato con ragù e cipolla (a pignatu).