ph di M. Ciccarese |
nel ventre tiepido del passato
tra le maglie e i mulini dell'eremo
dove non passa luce tra essi
se non un quarto di luna sassosa
tra i gechi e gli scolpenti d’ulivo
tra i lucidi aranci del chiostro
quel dolce di sirena a due code
dagli occhi di mora di rovo
a vegliare l’acqua del suo pozzo
che ti rende ospitale l'accoglienza
tra i fiori degli absidi e dei porticati
in quegli occhi leggiadri da cerva
dove anche i cavalieri si perdono
La leggenda narra che l'antica Abbazia di Cerrate nei pressi dell'Adriatico salentino, fosse stata fondata dal re Tancredi d'Altavilla in persona, già conte di Lecce a cui apparve la Madonna dopo aver inseguito una cerbiatta nella sua grotta.
Per altri, l'abbazia risale alla fine del XI secolo, per volere di Boemondo d'Altavilla, per insediarvi una comunità di monaci basiliani.
I monaci dediti alla coltura dell'olivo e alla molitura del grano e delle olive, avevano ampliato il resto del complesso con frantoi ipogei e biblioteche. Gli stessi monaci per sfuggire alle battute iconoclaste di Bisanzio, stabilirono il loro rifugio a Cerrate, località, evidentemente, pullulante di cervi da cui il nome.
La località sorge in prossimità di un importante arteria romana, la via Appia che collegava il porto di Brindisi con l'oriente. Divenne ospedale e poi alloggio per i pellegrini. Passarono secoli di saccheggio ad opera di pirati turchi e di abbandono prima che il complesso monastico fosse ristrutturato e valorizzato.
Oggi è è stato affidato al FAI (Fondo Ambiente Italiano) con l'obiettivo di restaurare ancora e curarlo con dovizia di particolari. Particolarmente belli i porticati ricchi di simbologie e metafore zoomorfe e i altorilievi che riproducono scene del Nuovo Testamento.