È un microrganismo detto anche come Plasmopara viticola appartenente alla classe degli oomiceti un fungo proveniente dall’America e importato in Francia alla fine del 1800. Un fungo che compare quando le condizioni climatiche sono favorevoli al suo sviluppo.
Quando la nostra capannina meteorologica segna precipitazioni superiori ai 10 mm e temperatura minima giornaliera maggiore di 10°C è consigliabile allertarsi. La malattia si completa davvero, però, quando i tralci della vite hanno raggiunto i 10 cm di lunghezza o comunque quando le foglie abbiano delle aperture stomatiche ben differenziate.
I flagelli della peronospora si lasciano pattinare su quel velo sottile d’acqua piovana fino a raggiungere il primo stoma libero per occuparlo e attraversarlo, senza alcun permesso, fino a toccare i tessuti fogliari più indifesi.
Un’invasione vera e propria cui segue l’altra strategia d’attacco, quella secondaria, quando sviluppa il “ reparto dei conidi” un’altra struttura che trova condizioni ideali a temperature di 13-14° C e un alta umidità relativa dell’aria.
L’apparato fogliare necrotizzato soccombe e cade lasciando scoperte le delicate inforescenze, i piccoli grappoli speranzosi, che fuoriescono da una tormentata fioritura che ingialliscono e si arricciano prima di disseccarsi.
Un fungo temuto, poco gradito dai viticoltori che intervengono a supporto con trattamenti difensivi per prevenire la malattia o curarla. Eccole che spuntano le lotte strategiche di ogni tipo, dai composti rameici ai prodotti di sintesi chimica, un arsenale di prodotti pronti all’uso per chi possiede un regolare certificato.
Nei periodi d’attacco del fungo, l’allerta che si propaga anche tra le piazze e i bollettini crea giustificata preoccupazione, timore di perdere la pregiata produzione di uva, e l’andirivieni frenetico di comprare questi prodotti s'accresce. Per la maggior parte dei viticoltori, trattare in tempo prima che il microrganismo tramortisca le piante è una lotta infinita.
Qualcuno difende con razionalità la sua sospirata produzione, con la lotta biologica, con prodotti rameici, rinforzando i tralci con concimazioni organiche oculate, che non spingano il vigore vegetativo che rallenti gli eccessi quantitativi, soffermandosi sulla qualità.
Esiste perciò una requisito correlato quindi alla presenza del fungo, una sequenza di interventi colturali e culturali, una mentalità spesso orientata a eradicare batteri, funghi, virus e insetti delle piante come se fossero estremi nemici su cui adoperare strumenti chimici.