foto di M.Ciccarese |
Mangiare lenticchie porta fortuna agli italiani che in tempi di crisi iniziano a comparare i costi unitari degli alimenti per poter risparmiare. Non staremo adesso a contare i semi di lenticchia per ogni etto acquistato anche se l’esercizio non guasterebbe per allenarsi alla misura.
I dati parlano chiaro, purtroppo e nonostante tutto, ci si orienta verso i cibi più complessi e ci si allontana dalla semplicità della dieta mediterranea. L’esempio di tale alimento trasfigurerebbe il consumatore in un economista risoluto, in grado di valutare il valore nutrizionale, equilibrare il fabbisogno quotidiano di calorie o distinguere un sale minerale dalla proteina. Con tali apprezzamenti, perfino le lenticchie ci sorriderebbero e con loro ne gioverebbe non solo il consumatore accorto ma anche l’esperto produttore.
Mangiare lenticchie è anche ecologico, perché è un legume che non ha bisogno di terapie chimiche per produrre, con poche semine si possono raggiungere quantità strabilianti. Ecco perché è da sempre considerata anche come “carne delle classi povere”, lo avevano ben compreso nel medio oriente fin dai tempi più antichi.
Nell’epopea biblica sarebbe stato addirittura il piatto che Esaù affamato, di ritorno dalla caccia avrebbe barattato in cambio della sua primogenitura; una metafora poco dignitosa che nell’attualità ricorda certe scelte politiche o lavorative che non hanno nulla a che fare con i pregiati gusti della cucina e della tradizione mediterranea.